Gli elfi sono creature molto legate alla spiritualità delle cose, ai culti e ai messaggi divini;
venerano le proprie divinità Gweinian ed Ailyssa con rispetto e devozione, assumendole come proprie Madri e seguendone i precetti. Proprio per la caratteristica spirituale e fortemente religiosa, un elfo non potrebbe mai essere ateo o condurre una vita che vada contro il culto delle due dee. Gli elfi riconoscono e rispettano anche le divinità più tipiche di altre razze, i cui dettami naturalmente non siano dichiaratamente incompatibili con quelli delle divinità elfiche.
L'intera struttura monarchica si reggeva sui precetti delle due divinità elfiche - partendo dal concetto stesso che la vita è attribuita a Gweinian detta "la Selvaggia" - e anche se non vi era un vero e proprio "potere temporale", le Sacerdotesse, custodi del culto e guide, e la religione rivestivano un ruolo molto importante nella vita di ogni elfo, soprattutto di quelli partiti da Lossendor alla volta delle nuove isole.
Per questo motivo un elfo tenderà sempre verso
una vita pacifica con qualsiasi tipo di creatura che non sia propriamente un'aberrazione della natura (costrutti magici o parodizzazioni di razze presenti in forma naturale) e preserverà qualsiasi forma vivente che non costituisca cibo o pellame indispensabile al proprio ciclo vitale. L'elfo si sente quindi semplicemente facente parte del ciclo naturale predatore/preda e ucciderà solamente per necessità e MAI per semplice diletto, per sfogo o per accrescere le proprie abilità.
È inoltre in uso tra loro una
particolare forma di rispetto nei confronti di alcuni animali dei quali non si ciberebbero né vestirebbero mai. Si può addirittura parlare di "culto della cavalcatura", ovvero un forte legame che si crea tra cavaliere e destriero che si estremizza fino a divenire un rispetto verso tali razze di animali considerate quindi più alla stregua di amici che non di semplici animali da soma. Importante ricordare, inoltre, il religioso rispetto che hanno nei confronti di Pegasi e Unicorni, creature che secondo la mitologia Elfica sono visti come ricordi ancestrali delle due Dee.
Non vi è poi una particolare legge che obbliga l'elfo a seppellire i cadaveri dei propri morti o delle proprie prede di caccia, ma
lo spiccato rispetto per la vita li porta a concedere loro il riposo tra le braccia della "madre terra", come se tornassero in vita divenendo un tutt'uno con la natura (anche se in senso estetico per onorare il culto di Ailyssa). È istintivo per loro occultare un cadavere, quasi volessero esorcizzare con questo gesto la loro avversione per il senso di morte. Allo stesso modo, non per legge ma per inclinazione,
un elfo tende a non deturpare i cadaveri delle sue prede non decapitandoli, essendo il massimo rispetto per la parte estetica delle cose, la base fondamentale del culto ailyssiano.
C'è da fare un'ulteriore importante segnalazione:
l'elfo è l'essere con la maggior sensibilità nei confronti della morte. In quanto devoti a Gweinian, considerata un po' in tutte le comunità in cui è riconosciuta la "Dea della vita" o semplicemente di tutte le cose viventi, la morte per un elfo costituisce senza dubbio un evento molto più tragico e al tempo stesso sacro che per qualsiasi altra razza.
Data la già notevole longevità e la rarità con cui tale evento si presentava in passato, la maledizione del cerchio non ha improntato un così traumatico cambiamento come per le altre razze, ma proprio per la mentalità molto spirituale e sensibile a questi fenomeni,
l'elfo avverte un certo disagio sia quando si parla di morte (anche se non definitiva finché la maledizione dovesse permanere) sia per quel che riguarda la rinascita.
Inutile quindi dire che il suicidio da parte di un elfo, non solo verrebbe considerato come il
massimo peccato da parte della comunità (poiché viene considerato come lo spontaneo rigetto del massimo dono concesso agli elfi dalle proprie dee) ma
provocherebbe nell'individuo una serie di traumi psicologici pari e anche maggiori all'esilio (di cui si parlerà più avanti come la pena più pesante attribuibile a un individuo di tale razza) e l'allontanamento dai propri simili.